Questa è una pagina di diario personale. Sedetevi comode e immaginate di leggere i pensieri scritti sul diario di un’amica, pensieri sparsi che trovano spazio su una pagina bianca perché troppo pesanti da poter restare in un cuore solo.
Stamattina ho ricevuto un commento sotto una mia foto di Instagram. Niente di diverso da quello che succede nella mia vita ogni giorno, direte: vero. So già a cosa state pensando: ecco, è successo di nuovo: le è capitato qualcosa che la porterà a riflettere sui massimi sistemi del mondo. Sì, sono fatta così. Quel commento mi ha ricordato che era un po’ di tempo che non leggevo il nickname di quella ragazza sul mio profilo: ho sempre avuto una spiccatissima memoria visiva, non conosco a memoria neppure il mio codice fiscale ma potrei ricordarmi di quell’insegna vista 10 anni fa in una stradina sperduta di un paesino in montagna, per intenderci. Così sono andata a curiosare: foto di lei col suo piccolo bambino di due anni, foto di suo figlio che mangia, foto di suo figlio con suo marito, e poi una foto che ha catturato la mia attenzione e che mi ha spinto a leggere una lunga didascalia: Maria (nome di fantasia) si è ammalata di tumore.
Quella era una foto di lei felice poco prima del suo matrimonio, in cui raccontava di quanto la vita possa esser meravigliosa e crudele allo stesso tempo.
Non ho potuto esimermi dal chiederle come stesse. Sono una sconosciuta che è andata a curiosare in casa d’altri per caso, che ha sbirciato attraverso un vetro appannato e in punta di piedi, ma che a un certo punto non ha potuto fare a meno di bussare, chiedere di entrare, domandare come stesse la padrona di casa. Perché se è vero che il tumore è il male del secolo è altrettanto vero che l’indifferenza non è da meno ed io nella vita ho scelto di non voltare mai il viso dall’altro lato. Maria mi ha scritto in privato dopo la mia domanda. Mi ha raccontato della mastectomia al seno subita neppure un mese fa, della strada in salita, della voglia di essere forte per se stessa e per quel bambino che ha i suoi stessi occhi grandi.
Io non conosco la vita di Maria ma come Maria sono una donna. Non sono ancora madre perché ho ancora tanto bisogno di sentirmi figlia ma come molti di voi là fuori ho perso un pezzo del mio cuore perché un tumore me l’ha portato via, un tumore che per anni ha tenuto la mia famiglia sospesa su un filo che oscillava tra una camera sterile di ospedale e il letto matrimoniale di una casa che adesso non esiste più. Non riesco ancora a raccontarlo, perché il dolore ha i suoi tempi e a volte resta incastrato tra le costole e il cuore senza uscire mai. Tante volte nella vita diciamo “addio” a parole, alle persone, ma quando “addio” vuol dire lasciarsi per sempre, salutarsi nel silenzio di una mano gelida e inerme, quell’addio lo senti fino nelle vene e nel sangue e ne capisci il vero significato. E a me fa ancora male, molto male, malissimo, il cuore.
“Nessun uomo è un’isola, intero in se stesso” è una delle citazioni che più mi piacciono. É di John Donne ed è stata poi ripresa nel titolo di un bellissimo libro omonimo che vi consiglio di leggere, di Thomas Merton. Lo sapeva anche Ernest Hemingway che “nessun uomo è un’isola”, quando ha preso in prestito parte di quella poesia per il suo romanzo “Per chi suona la campana”. La campana suona per tutti noi, perché siamo tutti in connessione gli uni con gli altri e l’individualismo si ripercuote non solo su ciò che ci circonda ma sul mondo intero. Tu che tipo di umano vuoi essere? La differenza sta sempre nel modo in cui ci rapportiamo agli altri, nelle emozioni, nelle relazioni che instauriamo. Nelle attenzioni, piccole o grandi che siano.
“…me le prendo tutte queste energie positive. A volte basta davvero un gesto, una parola, e il corpo e la mente sentono un brivido di euforia che li attraversa. Grazie, Nunzia, un bacino da noi due fino a te” è stata parte della sua risposta al mio secondo messaggio. Sono una sconosciuta che è andata in casa d’altri a sbirciare dalla finestra ma quella casa è stata anche casa mia per tanto tempo, purtroppo in tanti ci siamo trovati ad entrare tra quelle mura di incertezza e speranza.
A Maria, perché possa arrivare in cima a quella salita e iniziare la discesa, e a tutti quelli che stanno vivendo lo stesso calvario.
A chi ci è rimasto tra le costole e il cuore e a tutti quelli che sbirciano dalla finestra: tutti possiamo fare la differenza anche solo con una parola, con un messaggio, con un abbraccio, con una telefonata, con una visita.
Non risparmiamoci mai sull’affetto, sull’amore, mai.
Nessun uomo è un’isola.
8 Commenti
Grazie Nunzia… la tua pagina di diario arriva sempre al momento giusto ❤️
Chiamiamola empatia, se vogliamo. Rientra anche quella nel pacchetto di chi non vuole essere un’isola ma una goccia ♡ Millemila gocce formano bellissimi oceani, e poi pioggia, e poi fiori, …
Che cuore che hai ♥️
E’ una dura realtà che, come dici tu, in tanti abbiamo vissuto.
Sono felice di aver letto questo post e di aver guardato da questa finestra.
Un saluto!
belle parole hai scritto.
Nice pics!
https://dinamighty.com/
belle parole hai scritto.:)
È per lo stesso motivo per il quale non sei stata “solo ferma a sbirciare” nella vita di Maria, che anch’io non mi limito a leggerti ma voglio lasciarti un pensiero. Ti seguo sui social da un po’ e credo sia arrivata l’ora di dare un volto ad un altro tuo lettore :) Ti sono vicina e sono vicina a Maria, volevo dirtelo!