Ci risiamo. Sono tornata in uno dei miei soliti periodi di insofferenza, uno di quei periodi in cui sento il famoso “peso del cielo”. Succede. Succede alle persone come me, a quelle forse un po’ troppo sensibili, a quelle che pesano le parole, a quelle che regalano il cuore senza conservarne un pezzetto per sé. Sono una blogger atipica, sono una di quelle blogger che non ci sta dentro e per scelta, una di quelle che preferisce restare fuori dalla grande vetrata a guardar gli altri far festa e scambiarsi abbracci tra le occhiate di sbieco…perché io gli abbracci li scambio solo con le persone allineate col la mia anima e con i miei pensieri. Sono ritornata in uno dei periodi in cui scalcio. Mi sto annoiando. Questa continua lotta che leggo quotidianamente sui social mi avvelena, mi avvelena l’aria, il lavoro, la vita. Questa competizione continua, questo continuo voler pestare i piedi agli altri: ma perché? La mia vita mi insegna che la strada è lunga e che se qualcosa non ci piace basta cambiare sentiero, non è necessario scontrarsi, scavalcare, lanciare guanti di sfida.
Negli ultimi due anni mi sono completamente alienata: ho continuato a bloggare con i paraocchi, mi sono allontanata da tutte quelle situazioni e persone che non mi facevano stare bene, ho tagliato i rami secchi, ho spinto più volte il tasto “restart”. Mi sono reinventata cento e più volte, ho rimboccato le maniche, non ho mai smesso di metterci il cuore, alle chat per sparlare di qualcuno ho preferito le notti insonni passate a fotografare stelle o le serate al Mac ad editare fotografie. Il blogging, tutto quello che vi ruota intorno, è la mia isola felice. Mi rendo conto di non essere una persona “negli schemi”: vivo una vita a modo mio, faccio spallucce alla realtà, non mi interessano le perdite di tempo, non rispondo al telefono a numeri che non ho in rubrica perché non voglio rogne, vado a letto spesso che è già mattina perché mi sono incantata sotto un cielo meraviglioso, mi sveglio che sul cellulare ho già 300 messaggi che mi chiedono che fine abbia fatto, mi distraggo continuamente, ho una soglia di attenzione che va da zero a -2, non ho il senso dell’orientamento ma mi ostino a non usare mappe perché voglio perdermi e ritrovarmi (sarei capace di perdermi anche dentro casa mia), la puntualità non è il mio forte, la costanza neppure, ho una patente scaduta da due anni che è diventata un ottimo complemento d’arredo (rosa, tra l’altro!), ho scoperto a 30 anni che mi mancano 4 gradi ma il mondo era più bello quando lo vedevo coi contorni incerti e i filtri arcobaleno, bevo tisane rilassanti al mattino e tè bollente la sera, …vivo a caso. E mi piace da morire. E non mi piace scontrarmi ogni giorno, ogni santo giorno, con polemiche sterili. Non ne prendo parte ma mi feriscono. E non riesco ad evitarle perché con i social ci lavoro. Leggo, non posso ignorare.
Come ho detto qualche giorno fa ad una persona a me cara: “ho bisogno di avere intorno a me solo persone che mi facciano sentire al sicuro in questo mondo che mi aggredisce con la sua violenza e durezza, di avere intorno persone che si prendano cura delle mie fragilità”.
E allora stasera, ore 00:30, sono qui con le gambe incrociate sul mio letto, la finestra aperta, la coperta sulle spalle e un tè bollente tra le mani e penso che sì, “ognuno potrebbe”. Ognuno potrebbe essere una persona migliore, se volesse. Io mi sono impegnata per diventarlo e mi impegno ogni giorno per esserlo. Non salvo il mondo, scrivo. Scrivo, scatto fotografie e sono felice così, sono grata alla vita per avere la possibilità di farlo. E quando e se non sarà più possibile mi reinventerò ancora. Cambierò strada altre cento volte, magari tornerò dietro una scrivania a disegnare i sogni degli altri: “Un uccello posato su un ramo non ha mai paura che il ramo si rompa, perché la sua fiducia non è nel ramo ma nelle sue ali.”
Penso che se ognuno di noi si concentrasse sui propri obiettivi e sulle proprie capacità tutti potremmo dare il massimo ed ognuno potrebbe sentirsi così tanto appagato da non avere più il tempo per spintonare, pestare i piedi, scrivere cattiverie lanciandole nell’etere di un social. Ognuno potrebbe diventare quello che vuole, se solo volesse e se solo investisse il proprio tempo nel modo giusto. Per scrivere uno status al veleno occorrono gli stessi minuti necessari per scriverne uno carino, gli stessi minuti necessari per postare una foto con un messaggio positivo, lo stesso tempo che si impiega per telefonare ad un amico e proporgli di andare a bere un caffè insieme.
La scelta sta a noi.
Solo a noi.
6 Commenti
❤
❤ Ciao Lilli!
Meraviglia pura…mi risuonano queste parole e quei grassetti mi stanno tanto simpatici! :)
Tutto così tremendamente vero amica mia. Rispecchi in pieno il pensiero. Sei speciale , sempre detto e sempre pensato. Una di quelle persone belle dentro e belle fuori, una di quelle persone da un cuore grande grande , una di quelle persone semplici, positive ed energiche. Una di quelle persone che ti mette voglia di vivere ed essere felice ❤️ Grazie.
Capisco quello che scrivi. Mi sento come te e come te sento di stare per alternare ancora una volta un periodo di vita felice con uno senza punti di riferimento in ordine.
Magari non saremmo sensibili se non fossimo anche un tantino insofferenti e se così non fosse non avremmo la capacità di scrivere con sincerità ed emozioni.
Tuttavia, ti auguro sempre “una vita che se ne frega”.
Questo e’ lo stesso motivo per il quale scompaio dai social ogni tanto. Troppe polemiche, troppa acidita’. Mi manca l’aria e sparisco. Capisco bene le tue parole.