É un tema attualissimo quello della lotta allo spreco alimentare, in un presente con un divario sempre più ampio tra chi ha tutto e chi ha poco o niente. La FAO calcola che ogni anno si sprechino 1,3 miliardi di tonnellate di cibo, pari a 1/3 della produzione totale destinata al consumo umano. Vi basti pensare che il solo spreco di cibo, in Italia, ha un valore economico che si aggira intorno ai 13 miliardi di euro all’anno e che nel nostro Paese vengono sprecati all’incirca 149 kg di cibo annualmente per persona. Una cifra spropositata se pensiamo a quella cifra moltiplicata per 60 milioni.
Fatte queste doverose premesse vorrei invitarvi a leggermi e a riflettere, come se fossimo nel living di casa mia, quello che siete abituati ormai a conoscere, e io vi stessi parlando tra una tazza di tè e un biscotto. Ieri era domenica, molti di voi sono stati a pranzo fuori, a cena fuori, molti altri hanno preparato il pranzo amorevolmente per amici, parenti, famiglia. Avete mai immaginato quante tonnellate di cibo vengono sprecate nei nostri domicili e nei ristoranti, ogni singolo giorno? Ve lo dico io: tantissime.
Per diversi anni ho lavorato come cameriera e alla fine di ogni giornata lavorativa tutto lo staff era sempre tenuto a buttar via il cibo non consumato durante il giorno. Mi si stringeva il cuore. Quando chiedevo come mai non fosse possibile mettere in moto una macchina solidale per destinare quel cibo a chi non ne aveva mi veniva spiegato che era una operazione macchinosa, lunga, che non era possibile: si faceva prima a buttar via tutto. È per questo che quando ho ricevuto la telefonata per diventare “portavoce” di un bel progetto come questo sono stata davvero felice. Felice perché qualcosa si smuove, perché chi non provava indifferenza nello stare a guardare da oggi sentirà un po’ meno male, perché sulle sponde dell’indifferenza a me non piace stare, perché si può sempre tendere una mano, dividere per due e per quattro, moltiplicare amore e solidarietà.
E’ per questo che Just Eat, leader del food delivery , insieme a Pony Zero e al Comune di Milano ha ideato una macchina della solidarietà pensata non per i più pigri ma per i meno abbienti: «Ristorante Solidale». Gli obiettivi sono due: ridurre lo spreco alimentare da parte dei ristoranti e mettere le pietanze avanzate a disposizione di alcune comunità milanesi individuate dalla Caritas Ambrosiana. Il progetto, patrocinato dal Comune di Milano, è già partito (chi di voi mi segue su Instagram, qui, ha seguito live insieme a me le prime consegne, qualche sera fa). Sono stati 38 i pasti preparati in giornata dai primi dieci ristoranti partner di «Just Eat» che hanno aderito al progetto e distribuiti in tre comunità di accoglienza milanesi e cento pizze sono state preparate e consegnate per la cena del refettorio ambrosiano. Il tutto ad impatto zero perché la consegna è affidata a «Pony Zero», società specializzata nelle consegne rapide sfruttando la praticità della bicicletta: eco e smart.
L’altro aspetto assolutamente non trascurabile è che «Ristorante Solidale» punta anche alla formazione dei titolari di bar e ristoranti, molti dei quali non sanno della possibilità di accedere a incentivi fiscali in cambio di una limitazione degli sprechi alimentari: è di pochi mesi fa, infatti, l’approvazione di una legge anti-spreco alimentare che prevede la cessione a titolo gratuito delle eccedenze alimentari a favore di enti pubblici e privati senza scopo di lucro, al fine di destinarle a persone meno abbienti.
Il mondo che abitiamo potrebbe diventare un posto più bello, se solo ognuno di noi si impegnasse nel proprio piccolo per fare la differenza. Anche noi, in casa, possiamo prestare attenzione a non comprare più del fabbisogno di cibo della nostra famiglia, al supermercato possiamo acquistare prodotti con scadenza a breve evitando quindi che vengano buttati via, ecc.
Ognuno di noi può fare la differenza!
1 Commento
io non butto il cibo, mangio tutto oppure faccio qualche piatto con tutto quello che mi resta o scade fra un po’ – sperimentare a volte fa bene ;-)