Esiste un posto al mondo dove il tempo è fermo al 25 Aprile 2015, quel posto è Bungamati. Bungamati era una delle città più ricche del Nepal, perché una città di commercianti. Fino ad Aprile 2015 non era insolito imbattersi, nella piazza principale, in donne scalze indaffarate nel prendersi cura della mondatura del riso proprio all’ingresso del tempio di stile indiano, tempio di cui oggi restano solo un cumulo di macerie e due leoni. Non mi era mai capitato di toccare con mano la furia devastante di un terremoto, non avevo mai visto con i miei occhi quello di cui è capace un terremoto. Macerie, macerie e polvere ovunque. Rovine, resti indecifrabili di una vita da ricostruire, di un puzzle dai pezzi rotti e stropicciati. Case sventrate, palazzi crollati, crepe. Polvere densa nell’aria a rendere drammatico il tramonto. A Bungamati tutto sembra fermo ad un anno fa, tranne lo sguardo degli abitanti. Hanno una forza d’animo incredibile, i nepalesi. Sorridono, sorridono nonostante tutto e non smettono mai di essere gentili con gli stranieri.
La vita che rinasce, nonostante tutto, nel teatro della sfortuna, dove a fare da sfondo a questa grande recita ci sono mattoni spaiati e sogni da ricostruire.
Sono rimasta attonita nel sentire i miei stessi passi in quel silenzio assordante, oggi, in quella piazza quasi deserta. Le voci gioiose di alcuni bambini che giocavano tra le rovine del tempio unico presagio del futuro che avanza e non si arrende. Ci si sente impotenti di fronte alla distruzione, ci si sente piccoli ed impotenti. Ed anche un po’ in colpa, perché io domani sera prenderò un aereo che mi porterà nella mia parte di mondo e queste persone, questi miei fratelli, questi nostri fratelli, resteranno quaggiù a combattere con un destino ingrato. Quale merito ho io, più di loro? Solo l’essere nata nella parte fortunata di mondo. Ed è per questo che mi sento moralmente in dovere di non lasciarli soli.
Il Nepal è una terra meravigliosa, vedrete poi le foto che vi mostrerò, ed è per questo che i dieci giorni trascorsi qui non li dimenticherò mai per tutta la mia vita. I tatuaggi non sono quelli fatti con l’inchiostro ma quelli incisi nell’anima e questo viaggio per me resterà indelebile. A Bungamati ho guardato negli occhi la voglia di vivere, l’ho toccata tra macerie e sorrisi, tra cielo e detriti, tra dignità e pudore.
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3 Commenti
Ci vuole un sacco di coraggio anche solo per guardare da lontano questi posti, io ammetto che non so come potrei reagire, non so se riuscirei a sopportare i sentimenti contrastanti che ti lasciano dentro questi luoghi! Ti ammiro molto e ti seguo sempre con molta curiosità.
Ah dimenticavo…bellissime le foto, riescono a trasmettere i sentimenti che hai descritto a parole!
Carmelita
http://diversamenteallamoda.com
Bellissima la tua riflessione e bellissime le tue foto dalle quali emerge tutta la difficile realtà di questo paese ed, al tempo stesso, tutta la tenacia di queste persone che vanno avanti nonostante tutto. Forse proprio grazie al sorriso di quei dolcissimi bambini. Grazie Nunzia per aver condiviso con noi questo tuo viaggio e le tue emozioni.
A presto,
Ale
http://langolinodiale.com/
bella descrizione e le foto-complimenti.