Stasera ho riletto questo passo de “Gli Amori Difficili”, Italo Calvino. Strano pensare che a volte leggiamo distrattamente frasi o libri senza cristallizzarne l’essenza per poi ritornare, dopo mesi o anni, a capire il senso di quelle parole. Loro sono lì, leggere ed impalpabili, e ci aspettano. Si torna sempre dalle parole che ci hanno lasciato qualcosa, sempre, come si torna in un luogo che ci ha abitato o tra le braccia di qualcuno che ci ha fatto sentire a Casa.
“Potremmo essere in giro a passeggiare in una città qualunque, col caldo, mano nella mano e io dovrei accorgermi del tuo sorriso triste e allora darti un bacio o prenderti il viso e farti fare una smorfia che mimi la gioia. Sorrideresti e il mio desiderio di felicità per te sarebbe compiuto. La verità è che i tuoi sorrisi tristi a me piacciono, perché a te stanno bene, perché li sai trattare, li sai adoperare e mettere in fila senza che rompano le righe. Se lo facessi io, sarei penoso.
Questo è il punto: faccio pensieri e desidero cose nuove. Non importa cosa so. Per la prima volta, non importa.
Non so da dove vengano o come si chiamino e non potrei spiegarle a nessuno eccetto te, con un po’ di tempo, con un po’ di pause, con quei silenzi che non saprei riempire, all’inizio.
Ma potrei imparare.
Sono un pessimo romantico, lo ammetto. E’ per questo che non sono riuscito a farti innamorare. Lo so che è così.
Ho immaginato che potessi bastare io, con i miei modi normali e l’aria spavalda. Fintamente sicura. E del tempo, per spiegarti quello che manca, per farti vedere che ne sarebbe valsa la pena, alla fine.
Ho provato, che dire, a farmi scegliere. Ho sperato. Dovevo. Era una possibilità, capisci? Come fare a metterla via, a dimenticarla. Forse aspettando, forse non era il momento. Forse io e te abbiamo un altro tempo. Sono sicuro che con qualche giorno in più, ora in più, ti avrei portato via con me. E’ l’idea che almeno una volta succeda, no? Hai presente? Quell’idea invasiva e sotterranea che si inabissa o si palesa e lo fa una volta sola per tutte e se l’avverti non puoi far finta di niente se hai un po’ di senno.
Come un sibilo fluttuante e sinuoso.
A me è successo questo: non sono riuscito a fare finta di niente, non volevo, in fondo.
Non potevo far altro che cercare di portarti con me, dal profondo, per egoismo quasi, per farmi stare bene. Anche se sapevo di non potere. Anche se era rischioso. Anche se tu non vuoi, anche se, infine, la tua felicità non dipende da me.
E non posso fare a meno di chiedertelo di nuovo. Solo per essere sicuro.
Verresti?”
La presa di coscienza e poi, in ultimo, l’ennesima, vana, domanda retorica. Una serratura in più da chiudere a chiave, in un percorso a ritroso che dalla porta più interna del cuore porta fino alla più esterna, come a riprendersi l’aria dopo un’immersione, come in un vortice gravitazionale spinto dalla forza centripeta. Ma l’amore è incoerente e in quel mare che toglie il fiato ma restituisce la vita vorrà immergersi ancora, a costo di annegarci. “Quando si ama non si perde mai”, canta Fiorella Mannoia; chissà se è vero che non ci sono né vincitori né vinti.
Ho pensato che l’amore renda molto stupidi, vero, ma che sia ancora l’unica cosa per cui valga la pena guardare negli occhi la vita. E se proprio dobbiamo essere stupidi, allora mi piacerebbe tornassimo a regalarci braccialetti di cotone, come quelli che si comprano in spiaggia, legarceli ai polsi come custodi di desideri un po’ umidi e scoloriti, tra Legàmi ed un Lègami.
Lègami, a te.
5 Commenti
mamma che post meraviglioso..io adoro il tuo modo di scrivere, arrivi dritta al cuore. Serena
[…] Potessi bastare io […]
A quanto pare in questo periodo siamo entrambe introspettive.
Bellissimo post. Adoro leggere tutto di te, ma questi un po’ di più.
Molto bello, però la citazione non è presente ne “Gli amori difficili” di Italo Calvino.
E di che libro è?